“L’USIGNOLO”
Presto però l’usignolo viene sostituito da un uccellino meccanico e dimenticato.
Tuttavia sarà proprio il suo canto a salvare il Sovrano, ammalatosi gravemente dopo la rottura dell’usignolo meccanico.
Davanti all’Imperatore della fiaba di Andersen, all’estrema facilità con cui liquida il vecchio usignolo per far spazio al nuovo, è difficile non specchiarsi e non vedere un’immagine del mondo attuale, che annaspa verso il futuro scrollandosi continuamente di dosso il passato e che riconosce come unica necessità una continua e fatua modernità. Così capita che la senescenza di cose o persone, lungi dall’apparire preziosa come un tempo, rimane una scomoda e antiestetica deviazione della società in marcia.
La fiaba di Andersen appare trasfigurata in una serie di idee e invenzioni sorprendenti. La storia viene narrata da una galleria di personaggi comici, tragici, grotteschi interpretati dall’unico attore in scena, mentre le immagini suggestive e poetiche evocate dal teatro d’ombre attraversano il racconto trasportando lo spettatore in una dimensione incantata.
proprio come ridere, mangiare, respirare…”
LA RIELABORAZIONE DELL’OPERA DI ANDERSEN
Il testo dello spettacolo è ispirato alla fiaba omonima di Hans Christian Andersen (“Nattergalen”).
La traccia tematica della fiaba è stata ampliata e largamente modificata nel testo teatrale, sia nei temi, sia nei personaggi, sia nella forma.
Il testo di H.C.Andersen è una narrazione non scritta in forma dialogica. Dunque anche nella forma si tratta di due opere ben distinte, dal momento che il testo teatrale è scritto per dialoghi e immagini. Trattandosi poi spesso di personaggi inventati, non presenti nella fiaba iniziale, i dialoghi o le scene senza parole descrivono situazioni inedite rispetto all’opera di Andersen.
con | Marco Vergati
drammaturgia | Marco Vergati
ombre | Chiara Carlorosi
costumi e oggetti di scena | Teatro di Carta in collaborazione con La balena di Pinocchio
voce narrante | Anna Delfini – Ass. Donne di Carta
locandina | Cristiano Quagliozzi
produzione | Teatro di Carta